Era un po’ che mi ponevo il problema su quali parti delle verdure fossero da mangiare e quali no.
Al supermercato alla fine le verdure ci arrivano tutte linde e sezionate. Anche così però poi a casa le puliamo ancora togliendo le parti più esterne e dure.
Ma siamo sicuri che siano proprio da buttare ? In questo periodo in cui mi sto dedicando all’agricoltura naturale il problema mi si è posto di nuovo. Ma non è quel bel finocchio che ho coltivato io, su cui non c’è niente di chimico, posso utilizzarlo al 99% senza scartare nulla ?
Nelle scorse settimane avevo già iniziato a fare sperimentazione cucinando qualche gambo duro dell’insalata nella zuppa.
L’altro giorno però al momento della raccolto del primo finocchio della stagione non me la sono proprio sentita…
Ma come si fa a scartare tutte quelle foglie ?
Per una volta internet mi ha aiutato ed ho trovato un bellissimo sito web che si focalizza su una cucina ad impatto quasi zero valorizzando i cosiddetti “scarti”.
Il sito è http://www.ecocucina.org, la ricetta che mi ha aperto gli occhi si trova sulla vecchia versione del sito ed è la “Mousse di ciuffi verdi”
I primi consigli per chi vuole provare ad andare a lavoro in bicicletta.
1) Studiare in anticipo il percorso
Meglio non improvvisare le prime volte. Appena avete un momento libero fate un giretto in bici per capire quale è il percorso migliore per arrivare in ufficio o alla fermato del treno che vi porterà in ufficio. Il week end è il momento migliore per fare queste prove, consapevoli però che probabilmente ci saranno molte più automobili in strada in un normale giorno lavorativo.
Le cose che dovete scoprire sono:
E’ meglio allungare un po’ ed evitare le macchine o buttarsi sulle strade più trafficate ?
Dove sono le strisce pedonali per attraversare la strada ?
Conviene fare quella salita/discesa ?
Il week end è il momento migliore per fare le prime prove. Io preferisco strade con poche macchine anche a costo di allungare un pochino il percorso.
Per i più tecnologici suggerisco l’utilizzo del sito http://www.mapmyride.com/
Su questo sito potrete fare la pianificazione del viaggio metro per metro ed avrete anche il riscontro della variazione di altitudine…
2) Iniziare con una pedalata tranquilla
Una giornata di lavoro che comincia con un po’ di sano esercizio fisico è sicuramente una cosa ottima per il corpo e per la mente.
Ricordate però che prima di entrate in forma ci vorrà un pochino.
All’inizio quindi non cercate di battere ogni giorno il record di quanto ci mettete o rischierete di arrivare già spiaggiati in ufficio.
3) Studiare in anticipo dove lasciare la vostra bicicletta
Che sia una stazione del treno o vicino a dove lavorate vi conviene sapere in anticipo dove potreste lasciare la vostra bicicletta. Il top sarebbe il parcheggio interno del posto dove lavorate. Altrimenti mettete in preventivo di trovare un palo robusto dove legarla.
In questi casi però molto vi aiuta studiare i posti intorno a voi e cercate i posti dove sono parcheggiate più biciclette.
Va da se che un posto riparato lontano dal passaggio delle persone è anche il posto miglior dove un eventuale ladro potrebbe lavorare indisturbato.
4) Una sana colazione
Inserire una bella pedalata mattutina richiederà sicuramente nuove energie al vostro corpo. Non dimenticate di fare una buona colazione prima di mettervi in sella e valutate anche la possibilità di una seconda colazione appena arrivate a destinazione.
5) Valutare bene il vestiario
Le prime volte che userete la bicicletta suderete probabilmente molto. E’ normale e piano piano il vostro corpo si abituerà. Che abiti utilizzate allora ? Io per 7 mesi sono andato in ufficio in pantaloni (anche eleganti) e maglietta. La camicia piegata la tenevo nella borsa.
Una volta arrivato in ufficio poi mi davo una lavata e poi mi mettevo la camicia. Per le riunioni ho sempre a portata una giacca. Adesso invece esco direttamente vestito.
Per comodità potreste anche premunirvi portando un piccolo asciugamano ed un deodorante stick. Li potreste lasciare in un cassetto ed usarli se necessario.
6) In caso di pioggia ?
Io cerco di utilizzate la bicicletta anche nelle giornate di pioggia
Nei casi di pioggerellina non ci sono problemi. Nel caso di pioggia forte aspetto che spiova o trovo un altro sistema per andare in ufficio. Presentarsi zuppo come un pedalino potrebbe essere un problema per la mia giornata lavorativa.
Al ritorno invece nessun problema. Anche se piove mi faccio allegramente e con un po’ di prudenza la strada. Una volta a casa i vestiti finiranno ad asciugare/lavatrice ed io mi farò una doccia calsa.
7) Stato della bicicletta
E’ una cosa scontata però la bici dovrebbe essere in buone condizioni. Non parlo dell’aspetto estetico, ma di quello puramente funzionale.
Una bici brutta anche con un po’ di ruggine rappresenta un investimento sicuro nel caso la dobbiate lasciate tante ore ferma ad un palo.
Nel caso sia troppo appariscente potrebbe ingolosire qualcuno. Anche se brutta però la bici deve essere in buone condizioni ovvero:
- pneumatici gonfi (così eviterete di fare fatica inutile)
- freni funzionanti
- non ci sia alcun attrito tra le varie componenti
- pedali che non si stacchino
Il suggerimento è provare ad imparare a sistemarvi da soli la bici. Sul web è pieno di manuali e video che vi spiegano come fare.
In ogni caso con 10-20 euro un ciclista vi farà il check up completo della bici.
Utilissima guida sul sito di ciclomobilisti:
Un bel lunedì mattina da ricordare.
A circa un’ora dall’inizio dello sciopero USB e FAISA CISAL il servizio del treno Roma – Lido era già molto ritardato.
Sono saltate due corse (1 corsa ogni dieci minuti) e al treno successivo la ressa era impressionante.
Solo perché ero in buona posizione ed in buona forma fisica sono riuscito ad entrare. La calca alle fermate successive era ben peggiore. Discussioni e litigi tra le persone.
All’arrivo a Piramide le persone sono andate ovviamente a protestare.
A quel punto anche la metro B era in una situazione di tracollo.
Arrivato alla stazione Policlinico la beffa finale. In occasione dello sciopero anche le scale mobili sono casualmente fuori uso. La libertà di sciopero è da rispettare, ma dopo le piogge del fine settimana ed i disservizi continui forse sarebbe il caso di riflettere sull’utilità di queste manifestazioni.
E si parla anche di aumentare il prezzo dei biglietti…
L’associazione Zolle Urbane ha organizzato due giornate per la sistemazione di uno spazio verde abbandonato in via Bepi Romagnoni ad Acilia.
Chiamate questo evento Guerrila Gardening, cittadinanza responsabile o in qualunque altro modo.
L’importante è il lodevole obiettivo che si erano prefissati. Trasformare una spazio abbandonato e sporco nel “Giardino di Tutti”.
Ci siamo uniti ad i volontari per dare una mano. Appena possibile metterò anche le foto delle condizioni in cui si trovava il terreno prima dell’intervento dei volontari.
Personalmente ho tolto porte, bottiglie, calcinacci, pentole, bottiglie ed altre cianfrusaglie.
Una volta che il terreno è stato parzialmente bonificato sono stati organizzati piccoli laboratori di pittura e decorazione.
Ovviamente solo un piccolo spazio è stata sistemato, ma nulla vieta che ci si continui a lavorare nei prossimi week end. Sarebbe anche bello se le persone che abitano nei palazzi intorno si attivassero per proteggere e continuare questo lavoro. Orti sociali ? Spazi verdi autogestiti ?
Ecco qualche foto dei risultati.
Ecco qualche foto degli ultimi volontari rimasti dopo che la pioggia era iniziata a cadere pesantemente.
La settimana scorsa è trapassata un’altra personalità del mondo dell’informatica, Dennis Ritchie.
La differenza tra i due è che se a Steve Jobs hanno attribuito meriti quasi divini per come ha influenzato il mondo dell’informatica del vecchio Dennis nessuno si ricorda.
Peccato che Ritchie abbia solo inventato il linguaggio C e sia stato co-creatore del sistema operativo Unix.
Senza queste due pietre miliari Steve Jobs non sarebbe probabilmente esistito…
Il Kernighan – Ritchie è un libro che hanno studiato generazioni di appassionati di informatica ed è stato testo di riferimento per decenni nei corsi universitari.
Un articolo da leggere:
http://www.zdnet.com/blog/perlow/without-dennis-ritchie-there-would-be-no-jobs/19020
Sono stato testimone diretto dei disagi della metro a Roma accaduti il 29 settembre 2011.
I fatti sono che la metropolitana si è fermata tra Bologna e Policlinico. La testa del convoglio era visibile dalla banchina alla metro Policlinico.
I messaggi che sono stati trasmessi nelle stazioni della metro per più di 40 minuti sono stati di forti rallentamenti, mentre in realtà il servizio era completamente bloccato. Ad un certo punto la vigilanza alla stazione Policlinico sconsigliava di entrare e successivamente sono proprio state chiusi gli accessi alla metro (esempio ore 19 a Piramide).
Il giornale parla di un generico guasto ad un convoglio. La situazione però è stata peggiore.
Ho parlato direttamente con delle donne e delle ragazze che sono uscite da quel convoglio.
Mi hanno parlato di puzza di bruciato, di un rumore come di una piccola esplosione.
Erano ovviamente scosse ed impaurite. Mi hanno raccontato di gente che si è messa a piangere.
Le persone nel convoglio bloccato sono state fatte poi uscire una alla volta lungo la banchina fino alla stazione Policlinico. Fortunatamente era uno dei convogli nuovi in cui non c’è separazione tra i vari vagoni e quindi il deflusso è stato più semplice. Mi hanno detto che anche il conducente sembrava abbastanza scosso.
Alla fine però nulla è stato fatto per tranquillizzare i passeggeri rimasti in quei vagoni.
Nessun avviso per tranquillizzarli ed ovviamente nessuno chiederà scusa per i disagi creati.
Io fortunatamente non ero su quel convoglio, ma ho dovuto comunque trovare la strada per tornare a casa e ci ho impiegato alla fine 2 ore e mezza invece dei canonici 50 minuti.
P.s.
Alcuni siti web parlano di un problema alla stazione di Castro Pretorio. Io ho visto con i miei occhi la metro ferma vicino alla stazione Policlinico e le persone con cui ho parlato a quel vagone si riferivano.
Qualche spunto per capire la mia recente deriva agricola.
Ecco un documentario che fa riflettere ed introduce al discorso della Permacultura.
“A farm for the future”, Rebecca Hosking, BBC
Wildlife film maker Rebecca Hosking investigates how to transform her family’s farm in Devon into a low energy farm for the future, and discovers that nature holds the key.
1* Parte
2* Parte
3* Parte
4* Parte
5* Parte
6* Parte
La permacultura (inizialmente permacoltura, dall’inglese permanent agriculture, cioè agricoltura permanente ed evolutasi poi in permacultura, da permanent culture, cioè cultura permanente) è nata come modello di agricoltura sostenibile sviluppato in Australia, intorno al 1978, da Bill Mollison e David Holmgren .
La permacultura insegna a progettare insediamenti umani che imitano gli ecosistemi naturali.
Progettare in permacultura significa creare sistemi produttivi che durino nel tempo, che siano sostenibili, equilibrati e stabili; ovvero in grado di automantenersi e rinnovarsi con un basso input di energia.
Bisogna prendere come esempio, come misura della produzione, le modalità di produzione eco-compatibli ed eco-sostenibili della natura.
La permacultura non è orientata al profitto. I fondamenti etici della permacultura sono:
- prendersi cura della terra
- prendersi cura della gente
- condividere le risorse
Elenchiamo qui una breve sintesi dei principi che costituiscono le linee guida per la progettazione in permacultura.
- Lavora con e non contro
- Tutto influenza tutto: individua le relazioni funzionali fra i vari elementi
- Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato
- Gli errori sono occasioni per imparare
- Ogni elemento in un sistema naturale svolge molte funzioni, cerca di sfruttare tutte le potenzialità di ogni elemento
- Ogni funzione può essere esercitata da più elementi. Progetta in modo che tutte le funzioni importanti possano essere svolte anche quando qualche elemento non funziona.
- Il tutto è più della somma delle parti
- Ogni problema contiene in sé la soluzione: trasforma i limiti in opportunità
- Favorisci la biodiversità: progetta in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi
- Minimizza l’apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, ricicla e riutilizza il più possibile
- Pianifica gli sviluppi futuri
Video trovato grazie al blog Soccorso Verde