Partendo dal pressupposto che la dieta svedese è burro centrica devo dire che il cremoso burro Bregott é un dono della Svezia all’umanità.
Ci faccio colazione, i panini per il viaggio e ci condisco anche la pasta.
Anche le più diffidenti (vedi Alessandra e Chiara) si sono sciolte una volta assaporata la dolce patina giallastra su un pezzo di pane.
Poco importa se la composizione è poco naturale ed include margarina olio di colza e chissà cosa altro…
Grazie alle dritte della famiglia che mi ha ospitato e di Thomas, ragazzo svedese ex ciclista nella squadra vaticana , seguo veramente una bella strada
nella campagna.
La partenza é in mezzo all’umidità della pioggia della sera prima.
Me la cavo comunque con poche goccie.La strada è bella vuota in mezzo al nulla. Avrò contato 3-4 villaggi, nessun negozio ed una decina di taglialegna.
Alla fine mi sono basato sui paninin che mi ero preparato e sulla torta alla crema che mi avevano dato. Appena arrivato ad Hjo ho fatto un bel pranzo cena a base di salmone affumicato.
L’ostello tutto di legno è semivuoto e gestito da una vecchietta che mi fa dormire da solo in una stanza da quattro. Gentilissima mi fa anche lasciare la bici in un capannone degli attrezzi.
Notte tranquilla sul materassino dello studio della stanza della tipa che mi ospita. Mi alzo presto e faccio colazione insieme ai genitori. Colazione cena pranzo snack è sempre uguale per gli svedesi ovvero un pezzo di pane o na sfoglia di pane secco poi burro e pesce. Colazione quindi pesantuccia ma direi che la giornata richiederà molte energie.
Saluto tutti, gonfio le ruote e via. La strada E4 che dovrei seguire per qualche oscuro motivo diventa per un tratto superstrada non accessibile alle bici e poi torna ad essere una strada normale ad Alingsas.
Devio quindi per una bella strada panoramica nella zona Vastra Bodarna. Panoramica del c#####.
Il primo giorno é stato un giorno molto lungo. Poco sonno per gli ultimi preparativi ed un’alzataccia per prendere l’aereo che partiva alle 7.30. Volevo però stare all’aereoporto prima per vedere se c’erano problemi con l’inbarco della bici.
Alla fine tutto bene. Mi sono presentato al check in chiedendo cosa fare del bagaglio e mi hanno detto che dovevo comunque fare la fila.
Nessun problema ma la scena é stata ridicola. Il cartone della bici (160X90) passava a malapena nelle corsie della fila quindi ogni tot metri mi dovevo fermare e spostare le barriere con il nastro. Una volta al check in nessun problema, mi hanno indicato una portocina, è arrivato l’addetto al bagaglio extra ed abbiamo caricato il tutto sul nastro trasportatore. Il panico mi é venuto quando sono salito poi sull’aereo. Si vedeva il cartone già ammaccato ed avevo la netta impressione che lo avessero già aperto.
Potrei cominciare così il racconto dei primi giorni di viaggio in bici in Svezia.
Una nuova esperienza, una modalità di viaggio vera, dura che non fa sconti.
Le energie dei primi giorni sono un lontano ricordo perse nella infinita salita fino a Falkoping. Ma proprio nella difficoltà di quei 100 km ho trovato in un momento una nuova energia che mi faceva fare 18 km/h in salita (considerando un 15kg di bagagli più bici da 17 kg).
Il trucco é stato ascoltare il corpo in particolare la gambe e non forzare mai. Nessuno mi corre dietro e dietro una salita ce ne sta sempre un’altra. Quindi basta lasciare libero il respiro, tenere il corpo morbido ( benedetto yoga…) e via fino al tramonto.
Si parte per una nuova avventura. Oramai avendo girato in tante parti del mondo a piedi, con bus, crociere e treni avevo bisogno di qualche variazione al tema.
Quindi quest’anno la vacanza sarà ecologica, ad impatto zero eccetto che per le mie natiche visto che attraverserò la Svezia in bicicletta.
Speriamo che i 10 km al giorno fatti tutto l’anno e le ultime uscite in bici fatte con Franco e con il Pantera (agguerriti pensionati con la mania della bici da corsa ed un paio di bybass al cuore) mi abbiano temprato a dovere.
Il tour è diviso in due sezioni. La prima da Goteborg a Stoccolma la farò da solo. A Stoccolma mi raggiungerà la mia dolce metà ed insieme andremo verso Gotland una grande isola tra Svezia e Paesi Baltici per assistere alla grande settimana medievale che si tiene da quelle parti.
Per i primi giorni mi aspettano pioggia e zanzare, ma confido in un po’ di fortuna, salmone svedese per carburare ed anche ricche dosi di burro che mi dicono essere ottimo da quelle parti.
Oggi mi sono unito al gruppo di Cammina Cammina (http://camminacammina.wordpress.com/) nella tappa tra La Storta e San Pietro.
“Cammina Cammina è un viaggio a piedi da Milano a Napoli, agguerrito e pacifico, nel 150° anniversario dell’Unità, per ricucire con i nostri passi un Paese che si vuole sempre più disunito e devastato”.
Un passo è la cosa più semplice e scontata del mondo. Ogni giorno facciamo migliaia di passi, di cui molti senza senso e immotivati.
L’impronta di una sola scarpa spesso non lascia molte tracce. L’impronta di tanti che camminano insieme con uno scopo ed in un’unica direzione invece lascia un segno profondo. Da un passo ad una passeggiata, da una passegiata ad un percorso di un giorno, da un percorso di un giorno ad una marcia per unire l’Italia.
La mia esperienza è stata molto bella. Sono arrivato la sera prima della tappa e sono stato accolto subito bene dal gruppo. E’ proprio il classico esempio di unione che fa la forza. Il gruppo è ovviamente eterogeneo persone di età diverse e di regioni diverse che condividono insieme la fatica di questo viaggio.
Il caldo, le buche e la fatica si fanno sentire chilometro dopo chilometro, ma quando uno cade in due sono pronti a sostenerlo. Se hai finito l’acqua c’è sempre una borraccia piena.
Lungo il cammino poi le storie si intrecciano e si può parlare con i fondatori di questa iniziativa, con studenti in cerca del loro futuro, con imprenditori, con naturalisti, con viaggiatori stranieri che si sono uniti lungo la strada e con le vecchiette che pensierose chiedono dove stiamo andando.
Il gruppo cambia ad ogni tappa, ma la forza e l’intensità dell’idea cresce.
La giornata è stata molto bella. Un bellissimo percorso che ha alternato campagna e città. Siamo passati per terreni agricoli, in mezzo a campi di mentuccia selvatica, tra strade rionali, in un parco con la vista su tutta Roma e poi siamo arrivato a San Pietro e in seguito ci siamo diretti al nostro b&b a roma centro
.
Per raccontare meglio il perché di questa iniziativa ecco un estratto da un’intervista ad Antonio Moresco:
A mio parere ci vuole un’invenzione, bisogna “inventare” qualcosa e non semplicemente esprimere il proprio dolore per la situazione in cui stiamo vivendo. Bisogna fare un gesto, un azzardo più estremo che è quello di prefigurare, di inventarsi qualcosa di nuovo. Questa “roba qui” nel suo piccolo è questo: Milano, Napoli, il nord, il sud… C’è chi lavora per lacerare l’Italia sempre di più, e che trae il proprio potere proprio dal fatto di lacerare, mettere gli uomini gli uni contro gli altri a seconda della regione, del paese in cui sono nati, e noi facciamo un gesto che va in senso opposto; non lo facciamo con le chiacchiere – son capaci tutti – ma lo facciamo sudando, camminando assieme ad altri. E’ il nostro modo non solo di esprimere la nostra insofferenza ma anche di oltrepassarla facendo vedere che in Italia si potrebbero fare delle cose diverse. Quando le persone, come dimostra questo piccolo viaggio, si conoscono, si incontrano, alla fine sbaragliano le differenze, perché chi fa assieme una fatica condivisa poi si conosce più profondamente, le barriere saltano.
fonte: http://www.ilprimoamore.com/testo_2346.html