Parlare di agricoltura naturale nel mezzo di township sudafricana
December 13, 2013  |  Ambiente e Permacultura, Sud Africa, Viaggi

Nel bel mezzo della mia visita alla township di Khayelitsha abbiamo trovato un angoletto molto tranquillo.

Una grossa costruzione recintata che è la sede del Community Center e di varie piccole onlus e progetti dedicati allo sviluppo del territorio della township. Tutto è nato decenni fa quado Khayelitsha era una delle peggiori township del sudafrica. Sono arrivati aiuti e volontari da tutto il mondo e l’hanno piano piano trasformata in qualcosa di diverso.

Al giorno d’oggi Khayelitsha è sempre un posto molto difficile, ma ci sono township molto peggiori a pochi km che non ricevono alcun aiuto o supporto.

Questo centro che ho visitato è stato finanziato da tantissime donazioni tedesche ed al suo interno contiene anche uno spazio per una piccola fattoria dove si insegna l’agricoltura.

In pratica le persone ci vanno, imparano a creare un orticello e poi vengono aiutate a crearlo a casa propria grazie alla fornitura di semi ed attrezzi.

Mi hanno parlato di migliaia di persone che un po’ alla volta hanno imparato a coltivare e diventare un pochino più autosufficienti.

Una bellissima iniziativa gestita sia da sudafricani sia da volontari tedeschi. Ho fatto varie foto ed ho riconosciuto come applicassero le stesse tecniche di coltivazione del grande Masonobu Fukuoka padre dell’agricoltura naturale.

Ed infatti mi ero chiesto prima di scoprire questa realtà come mai in condizioni di povertà e fame ed in un territorio all’apparenza molto fertile e con un buon clima le persone non si fossero concentrate sull’agricoltura.

In realtà non ho le risposte e forse si tratta di un problema culturale. Me ne sono accorto quando girando per Cape Town ho chiesto dove si potessero comprare semi da piantare. Mi ero fatto l’idea di trovare qualche pianta particolarmente sfiziosa o qualche spezia iper saporita da trasferire nel mio balcone.

Alla fine ho rimediato gli indirizzi degli unici due negozi che in città vendono semi… ma che tristezza si tratta di semi italiani…


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